Le “nostre” proposte di legge: dalla 181/2013 alla 2233/2014, dalla 4174/2016 alla 431/2018, fino all’ultima proposta ancora in gestazione!  

 

A partire dal 2010 nel mondo di Parole ritrovate si discute sempre di più sull’opportunità di promuovere una legge nazionale in tema di salute mentale. Dai vari incontri e dall’attività quotidiana sul campo è evidente che la Legge 180, pur avendo compiuto il “miracolo” di far chiudere i manicomi, è rimasta una grande “incompiutain quello che era il suo altro grande obiettivo: garantire Servizi di salute mentale territoriali capaci di fornire cure di qualità a utenti e familiari in tutto il territorio nazionale.

Dal 1978 a oggi sono passati più di quarant’anni e l’Italia della salute mentale è un Paese a macchia di leopardo, nel quale si alternano Servizi buoni con qualche eccellenza a Servizi del tutto inadeguati a rispondere ai bisogni di utenti e familiari. E purtroppo sono questi ultimi a prevalere.

Una delle cause principali di questa situazione va ricondotta al sistema sanitario italiano che, di fatto, è costituito da tanti diversi sistemi sanitari regionali.

Naturalmente non sarebbe bastata una legge nazionale emanata subito dopo la 180 a garantire i risultati attesi, ma sicuramente almeno su alcuni principi generali le cose sarebbero andate meglio.

Nella realtà si è dovuto attendere il 1999, la bellezza di ventun anni, per vedere, attraverso un Decreto del Presidente della Repubblica (quindi neppure con una vera e propria legge), l’emanazione di un Progetto obiettivo salute mentale nazionale che fornisce delle linee guida che cercano di rendere omogeneo ed efficace il sistema della salute mentale italiano.

Purtroppo anche in questo caso le cose non cambiano granché. Dove si lavorava bene si continua a lavorare bene, dove le cose andavano male non si vedono grandi cambiamenti.

Per questi motivi Parole ritrovate comincia a preparare un piano che porti a una vera legge nazionale che, pur con i limiti dati dall’autonomia regionale in tema di sanità, possa radicare alcuni principi forti e chiari in grado di mettere in moto quell’equità di approcci e prestazioni per garantire, da Bolzano a Palermo, a tutti i cittadini italiani una buona salute mentale.

Si tratta di un piano tutt’altro che in discesa perché una nuova legge sulla salute mentale incontra grandi difficoltà. Innanzitutto, tentare di andare oltre la 180 porta a fare i conti con un’icona per molti intoccabile. Per queste persone, infatti, la legge ha già risolto tutti i problemi della salute mentale italiana. Un’altra proposta di legge, ovviamente, non vuole contestare i principi base della 180 (principi su cui Parole ritrovate è più che in sintonia) ma di renderli finalmente applicabili dappertutto.

Poi ci si scontra con chi ha paura del cambiamento, qualsiasi cambiamento. Quelli che vivacchiano più male che bene in un quotidiano povero di idee e soprattutto di risultati. Questi di una nuova legge non sentivano proprio il bisogno. Ambigua e interlocutoria la posizione delle principali società scientifiche che tendenzialmente stavano alla finestra a guardare.

Parole ritrovate però non si ferma e nel 2012 si decide che i tempi sono maturi per lanciare una proposta di legge. Una proposta di legge di iniziativa popolare che ha avuto il valore aggiunto di rilanciare il dibattito sulla salute mentale in Italia e di smuovere tante realtà, che si devono attivare per raccogliere le necessarie 50.000 firme.

Parte quindi la fase di scrittura della legge, cercando di calare nell’introduzione al testo tutti quei principi che hanno visto Parole ritrovate impegnate nei suoi primi 12 anni e di mettere nell’articolato quelle buone pratiche del “fareassieme” che si stanno diffondendo in varie parti d’Italia.

Non facile superare la resistenza di una cultura medico-centrica che fatica a riconoscere a utenti e familiari quel sapere esperienziale e quei percorsi di recovery, mettendoli al pari del sapere degli esperti.

Per presentare la cosiddetta 181 viene scelta una data simbolica: il 13 maggio 2013, a 35 anni dall’uscita della 180. Il numero “181” vuole dare un’idea di continuità con la 180, ma qualcuno lo vide come un affronto alla storica legge. Quel 13 maggio è una data importante nella storia di Parole ritrovate. Rappresenta un momento di svolta. Il movimento scende in campo e vuole giocare la partita.

Depositata la proposta di legge alla Corte di Cassazione, c’è un anno di tempo per raccogliere le 50.000 firme richieste. Parte così una coinvolgente avventura che vede il movimento impegnato nella maggior parte delle regioni italiane, cercando di coinvolgere realtà vicine, semplici cittadini, associazioni potenzialmente interessate. La raccolta delle firme si rivela un’enorme occasione per organizzare incontri, discutere con migliaia di persone di salute mentale, rilanciare un dibattito che da anni era silenzioso.

Purtroppo il numero necessario non viene raggiunto, anche se per poco, fermandosi a 43.000 firme.

Ma anche in questo caso Parole ritrovate trova l’energia per andare avanti. Grazie a un incontro tra i tanti, a Paderno Dugnano, il movimento entra in contatto con l’ex sindaco, Ezio Casati, che da poco si è trasferito a Roma, deputato nelle fila del Partito Democratico. Casati prende a cuore la “181” che, con qualche piccola modifica di linguaggio richiesta dagli uffici legislativi della Camera, in pochi mesi si trasforma in proposta di legge parlamentare.  Così, quella che era per il movimento la “181” diventa ufficialmente la proposta di legge 2233. Anche in questo caso sono decine gli incontri in tutta Italia, dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia, ai quali partecipa in prima persona anche Ezio Casati, quasi sempre assieme a qualche rappresentante di Parole ritrovate, a testimonianza che quella proposta di legge aveva due padri: l’onorevole che l’aveva presentata in Parlamento e il movimento che l’aveva voluta e scritta.

In Italia quasi tutte le leggi che vengono approvate sono presentate dal Governo. Sono rare le leggi di iniziativa dei parlamentari che vedono il traguardo, anche se presentate da parlamentari della maggioranza di governo. Per più di tre anni si è cercato in molti modi di far sì che il Partito Democratico sostenesse questa legge che, dopo essere passata dalla Commissione competente, sarebbe arrivata al voto dell’Aula. Negli anni sono arrivati moltissimi distinguo, ma in realtà l’aspetto delicato era principalmente uno: la diffidenza da parte di chi, anche nel Partito Democratico, vedeva nella 2233 una “minaccia” nei confronti della Legge 180. La 2233 viene messa da parte, ma non tutto è perduto. Si apre infatti un “tavolo” al quale si siedono oltre a Parole ritrovate anche gli strenui difensori della 180 e alcuni rappresentanti di società scientifiche. Viene quasi miracolosamente condiviso e riproposto un nuovo testo, capace di tenere conto delle diverse istanze: è la 4174.

La legislatura intanto corre rapida verso la conclusione e il destino della legge non pare roseo. Anche perché, dopo qualche tempo, gli irriducibili della 180 ci ripensano: si sono finalmente convinti che serva una nuova legge, ma non appoggiano più la 4174 frutto della mediazione. Così ne scrivono una versione alternativa che fanno presentare da altri parlamentari.

Il quadro politico si fa nebuloso. La legislatura finisce, nasce un governo con l’alleanza Cinquestelle/Lega e il destino della legge pare segnato. Anche perché Ezio Casati, purtroppo, non viene rieletto e si perde così un punto di riferimento del movimento in Parlamento. La 4174 viene comunque ripresentata e diventa la 431. Nel frattempo anche l’altra legge viene presentata, ma soprattutto a luglio 2018 viene depositata una proposta della Lega che, come già aveva fatto nelle precedenti legislature, va in direzione diametralmente opposta: si concentra a prolungare i TSO (Trattamenti Sanitari Obbligatori) e a disporre la costruzione di strutture residenziali con non meno di 30 posti letto pensate per trattamenti coatti di lungo periodo. Un passo indietro di quarant’anni, che riporta in qualche modo ai manicomi!

Questa è la situazione nella primavera 2019. La possibilità è che una Lega sempre più forte voglia forzare in questa direzione, ma Parole ritrovate – assieme a molte altre realtà – è pronta a dare battaglia per non peggiorare drammaticamente una situazione che è già complessa. Ma la legislatura si chiude con il Governo Draghi e le varie proposte di legge sulla salute mentale non fanno passi avanti.

La nuova legislatura vede nascere un nuovo governo guidato da Fratelli di Italia con la Lega e Forza Italia. Vengono presentati nuovi disegni di legge in tema di salute mentale, quello della “versione alternativa”, sponsorizzato dai ‘triestini’ e ripresentato in fotocopia da alcuni parlamentari PD. In questo 2024 arrivano 2 disegni di area governativa, uno della Lega e uno di Fratelli d’Italia, entrambi interessati a prolungare i TSO e cosa per noi più pericolosa a ipotizzare strutture residenziali che non tanto tra le righe evocano scenari neomanicomiali. A Preoccupare di più è quello di Fratelli d’Italia in quanto presentato come primo firmatario dal Presidente della Commissione Affari Sociali e Sanità del Senato. Una cosa del tutto irrituale e che fa capire che l’intenzione è seria.

Da parte nostra abbiamo ripreso i contatti con Ezio Casati e risistemata la vecchia 4174 adeguandola ai giorni nostri. L’idea è di presentarla in questo autunno 2024 e riprendere a farci intorno una battaglia di valori che riporti in giro per l’Italia una “buona” salute mentale con al centro davvero il protagonismo di utenti e familiari. Questo rappresenta un motivo in più per battersi in tutte le realtà perché la salute mentale italiana trovi il modo di onorare i sogni di Basaglia e di chi – come lui – ancora sogna che i diritti delle persone che soffrono di malattia mentale siano rispettati e possano vivere una vita di qualità. Il “fareassieme” dimostra che persone col disagio e i loro familiari possono ritrovare dignità e cittadinanza se tutti fanno la loro parte.

A seguire la relazione introduttiva e l’articolato come sono ora, agosto 2024. Ezio Casati a settembre/ottobre ne parlerà con i suoi amici parlamentari e vedremo cosa ne verrà fuori.  Per il momento quello che vi consigliamo è di leggere quanto abbiamo sin qui prodotto e in particolare la relazione introduttiva che riprende quelle delle nostre proposte precedenti con gli aggiornamenti del caso. Una lettura che ha sempre creato adesioni ed entusiasmo perché racconta, con passione e leggerezza, i principi fondamentali che possono dare alla salute mentale italiana qualità di prestazioni e coinvolgimento reale di utenti e familiari nei propri percorsi di cura e nelle pratiche dei servizi. Il motivo per cui Parole ritrovate sono nate e ostinatamente continuano la loro “rivoluzione dolce”.